Capitolo 40:
Arrivati in albergo: “Amore ma che cosa hai prenotato?”
T: “Cinque stelle... ti piace? È giusto il posto..!”
Risi: “Tu sei pazzo...doveva essere un viaggetto...”
T: “No... dai dobbiamo divertirci!”
Parlammo con l’assistente e salimmo in camera.
Era grandissima, bianca, un letto basso di legno scuro, quasi nero.
Un tavolo al centro di vetro, con a lato dei mobiletti bassi, alla sua destra un divano in pelle nero con un televisore enorme al muro e accanto una porta.
Entrai, era il bagno.
L: “Tom...guarda... la piscina olimpionica!”
Tom entrò in bagno: “Ma quanto sei scema?” ridendo.
L: “Tom lo sai, non ci sono abituata...!”
Tom sorrise: “Vestiti che usciamo...”
L: “Si!”
Scelsi un vestito rosso e nero con le frange, era corto.
Lui un pantalone scuro, una maglia bianca, una felpa nera e un cappello bianco e nero.
Uscii dal bagno mentre lui era seduto sul divano.
T: “No.. non usciamo...”
Risi: “Perché?”
Mi guardò dalla testa ai piedi: “Non voglio che ti vesti così... sei più bella di me e non vale!”
L: “Cretino...” mi appoggiai alle sue gambe e assaggiai un po’ le sue labbra, presi la sua mano e lo tirai.
T: “Ok...ok...” entrammo nell’ascensore.
L: “Ma secondo te perché sparano i termosifoni al massimo con questo caldo?”
T: “No.. il fatto è che qui fa freddo di sera... e allora vogliono rimediare...”
Iniziai ad aggiustarmi i capelli.
T: “Ma la smetti?”
L: “Ma che vuoi?” sorrisi
T: “Mi fai salire i nervi...!”
L: “Ma che ho fatto?”
T: “Sei bellissima.. e ancora ti aggiusti, guarda che così mi devo per forza litigare con qualcuno...”
Sorrisi: “Ok... basta...” sorrisi.
Scendemmo per strada.
Tutte le strade piene di locali e musica.
Entrammo in un locale grandissimo tutti ballavano, noi ci avvicinammo al bancone e ci sedemmo in due sgabelli.
L: “Tequila sale e limone?”
T: “Rum e pera?”
L: “Fai tu!”
T: “Scusa... puoi portarci due Angeli azzurri?”
Il barista accenno un si e ci servì i drink con dei salatini.
L: “Madonna... è fortissimo..!”
T: “Si...”
immediatamente l’attacco di Kill YourSelf...
T: “Balliamo?”
L: “Certo!”
Mi alzai e mi prese la mano.
Eravamo al centro della pista, dentro di me sentivo rimbombare tutta la musica.
I suoi bracci cinsero la mia vita e il suo bacino si muoveva a tempo vicinissimo al mio ventre.
Assecondai i suoi movimenti.
Mi scostai un po’, slegando la mia lunga coda e muovendo a tempo i capelli mossi.
Mi voltai e lui dietro di me.
Ero avvolta dalle sue braccia, muovevo gentilmente le spalle mentre lui seguiva i miei movimenti con le sue e con il bacino.
Mi voltai poggiai le mie braccia sulle sue spalle, mi avvicinai e iniziai a baciare il suo orecchio.
Le sue mani erano sulla scollatura del vestito, sulla schiena.
La musica si alternava tra note dure e dolci, noi eravamo in perfetta armonia con la musica.
Quella canzone la conoscevamo troppo bene!
La serata passò velocemente.
Uscimmo dal locale.
L: “Avevi ragione, c’è freddo...”
Tom si levò la felpa e me la sistemò sulle spalle.
L: “No amo...c’è freddo...”
T: “Non ti preoccupare, sto morendo di caldo!” Mi abbracciò e stretti tornammo in camera.
T: “Apro che c’è caldo”
L: “Si”
MI levai le scarpe e le calze, poggiai la felpa di Tom sul divano.
Tom si era appena appoggiato alla finestra a petto nudo... lo abbracciai da dietro appoggiando la testa sulla sua schiena.
L: “è bellissimo qui...guarda...”
T: “Si è vero...”
L: “Grazie!”
Tom si voltò facendomi scivolare tra le sue braccia.
Aveva la testa un po’ piegata per guardarmi e dolcemente poggiò le sue labbra sulle mie.
Lo abbracciai e lo strinsi.
Poggiai il mio viso sul suo petto. Mentre delicatamente mi baciava la testa.
Alzai le braccia e lui mi aiutò a levare il vestito.
Mi allontanai da lui e scoprì il letto fresco e pulito.
Le sue mani mi avvolsero da dietro.
Le sue labbra percorrevano la mia schiena, le sue mani sfioravano appena i miei seni e la mia pancia.
Sorrisi e poggiai la mia testa sulla sua spalla mentre lui mi baciava il collo.
Tenevo gli occhi chiusi mentre mi abbandonavo a lui.
Una mano accarezzava i suoi capelli e l’altra gli sfibbio i pantaloni facendoli cadere per terra.
Mi gettò sul letto e sopra di me iniziò a farmi il solletico.
Mi dimenavo sotto il suo potere e iniziai a urlargli tante parolacce.
Aggrappai il suo membro e lo feci gridare dal dolore.
T: “Cretina!” adesso io ridevo di più.
Tom si coricò accanto a me piegato dal dolore.
Mi avvicinai l suo viso: “Scusa amore...scusa...” e iniziai a baciare tutto il suo faccino.
T: “Levati” sorrise
L: “Ti sei arrabbiato?” fingendo di essere una bambina.
Tom sorrise: “Si!”
L: “Come mi faccio perdonare?”
Tom rise: “Baciami qualcos’altro...” lo guardai fulminandolo: “Fanculo!” mi coricai dandogli le spalle spegnendo tutte le luci.
Stemmo così per un po’.
Quando le sue mani entrarono nelle mie mutandine in raso e percorsero il bordo, fermandosi davanti, al centro esatto.
Il suo corpo era vicinissimo.
Sentivo il suo respiro tra i miei capelli, stavo ferma, ma quella mano non faceva che scendere.
Cercavo di soffocare i gemiti che mi provocava ogni volta.
Spostai il suo braccio.
Mi voltai. Lo guardai fisso negli occhi, riuscivo a vederlo attraverso la luce che entrava dalla finestra spalancata.
La sua bocca mi distraeva, mi avvicinai e iniziai a leccare dolcemente i contorni.
Senti sopra la mia la sua lingua.
Giocammo per un po’ quando con decisione feci scivolare per terra i suoi boxer.
Iniziai a baciare il suo collo, scendendo verso l’addome e arrivando al suo membro.
Lo tirai per le mani e lo feci sedere sul bordo del letto, mentre io inginocchiata.
Sentivo di avere il potere, i suoi gemiti erano forti e non faceva che incitarmi.
La mia mano sulla sua coscia, venne avvolta dalla sua mentre il suo ansimare passava a veri e proprio gemiti.
Mi scostai e lo guardai, era quasi coricato, il peso su un braccio.
Sorrisi e lo guardai alzando il sopracciglio.
Rimase fermo a respirare, si sollevò cercandomi con lo sguardo.
Mi vide, sorrise e abbassandosi si coricò su di me.
La sua bocca sulla mia.
Adesso le sue mani si muovevano su tutto il mio corpo.
Fece scivolare le mie mutandine, entrando dentro di me.
Non mi aspettavo tanta avidità e il piacere aumento a dismisura.
Il suo respiro vicino al mio orecchio, sussurrava qualcosa, non capivo molto, entrambi eravamo entrati in una sorta di dipendenza.
Dietro di me un mobiletto.
Mi alzai un po’ e mi sollevai legando le mie gambe al suo bacino.
Mi teneva stretta.
Sentivo le sue labbra che baciavano il mio collo.
Lo vedevo un po’ da sotto mentre perle di sudore rendevano il mio amore sempre più bello e prezioso.
Mi allungai verso la sua fronte banciandola.
Sorrise: “No...”
Baciai le sue guance: “Non mi faresti mai schifo..”
I sussurri sempre più leggeri, Tom si scostò e rimasi un po’ a prendere anche io aria.
Si avvicinò al Divano e si sedette, allungando un braccio e bevendo un po’ d’acqua.
Lo guardavo, lo amavo... lo volevo...
Mi alzai e andai dietro di lui mordendogli il sedere.
Stava fermo e rideva, era ancora affannato.
Leccai la sua schiena, dal fondo schiena sino alla nuca.
I suoi dred erano tutti spostati in avanti.
Senti i brividi invadere il suo corpo.
Si voltò. Aveva un ginocchio sul divano e l’altra gamba piantata a terra.
Mi abbracciò e iniziammo a baciarci.
Mi sedetti sopra il divano mentre lui in ginocchio tra le mie gambe mi baciava.
Lo tirai e lo feci sedere al mio posto.
Lo guardavo negli occhi mentre il suo sguardo non faceva che implorare di smetterla e di continuare.
Tom prese la mia mano e mi tirò bruscamente su di lui.
Sorrisi e iniziai a mordere il suo lobo.
Quando sedendomi sopra di lui a cavalcioni, tornammo un'unica cosa.
I miei movimenti si alternavano come la canzone che prima ci fece da accompagnatrice, prima lenti e poi veloci, tornando lenti e sempre più veloci.
Le sue mani percorrevano la mia schiena.
Trovarono ancora il laccio del reggiseno unito, lo stacco facendolo cadere dietro di noi.
Baciava il mio seno.
Non volevo che finisse quel momento.
Tom gemeva. Mi fermai mozzandogli il fiato. Sapevo che proprio in quel momento i movimenti dovevano essere ben alternati.
Mi guardò dritto negli occhi, riprendendo a muovermi delicatamente e prendendo sempre più velocità, preso dal piacere appoggiò la testa sullo schienale del divano.
Io affondai la mia bocca sul suo collo, percorrendo scie di sudore con la mia lingua.
Tom con le sue mani mi spostò e mi fece scivolare accanto a se.
La mia bocca non si era staccata da lui.
Percorrevo ogni lineamento.
E accarezzavo il suo viso e le sue braccia.
Mi prese per mano e mi fece coricare sul letto.
Continuavamo a baciarci, uno accanto a l’altro.
Lui mi accarezzava, io non facevo che sfiorare le sue guance e le sue orecchie.
Mi abbracciò fortissimo.
Le nostre forme si unirono, facendo unire anche i nostri sogni.
Mi alzai, a terra una coperta.
La tirai e mi ci avvolsi.
Aprì la mia valigia, uscendo l’intimo, una maglietta a maniche corte bianca e gialla e dei jeans chiari.
Entrai in bagno, c’era un gran caldo.
Preparai la grande vasca con acqua tiepida e bagno schiuma al muschio bianco.
Buttai la coperta per terra e mi immersi.
Le immagini della sera prima giravano nella mia testa, non capivo perché, ma per me era una cosa da ricordare, qualcosa di nuovo… qualcosa d’assaporare sempre.
Accesi la piccola radio accanto alla vasca, qualcuno aveva lasciato un Cd dei Nightwish… la canzone Away…. Anche se tu.. sei nell’altra stanza.
Non mi eri lontano e non mi mancavi più… eri presente e avevo bisogno di te.
Sentii una bocca imprimere sulle mie labbra un bacio. Sorrisi.
L: “Buon giorno”
T: “Buon giorno” Entrò in acqua e lo abbracciai: “Ti Amo da morire” sorrise
T: “Ti manco ancora?”
L: “No… lascia stare, sono una cretina..” lo strinsi a me.
Arrivò una chiamata nella stanza era il servizio.
T: “Dobbiamo scendere…”
Mi alzai coprendomi con un asciugamano.
Ci preparammo ed entrammo nel ristorante dell’albergo.
Era grandissimo pieno di tende.
L: “Questo albergo è stupendo..”
Tom sorrise e mi portò davanti il buffet.
Ci sedemmo in un tavolo appartato.
L “cosa hai preso?”
T: “Lo Yogurt alla fragola” sorrisi e rubandogli il cucchiaio: “Io, io, io! Voglio dartelo io…”
Tom sorrise: “No, mi sporchi”
Mi alzai: “Allora facciamo così…” gli legai un tovagliolo di stoffa intorno al collo.
T: “Ma sei scema?”
Mi sedetti vicina a lui e presi un po’ di yogurt: “Arriva il trenino ciuf ciuf…”
Tom guardava disgustato il cucchiaio: “Aaaaaaaaa” reggendomi il gioco e poi insieme: “Aammm”
Ero felice, sorridevo.
T: “Amore… sei splendida, cosa c’è?”
Arrossì abbassando lo sguardo: “Non lo so… ieri mi hai completata…è stato meglio di tutto quello che abbiamo passato in questi mesi..”
Tom sorrise: “L’ho pensato anche io…” lo baciai: “Che facciamo oggi?”
T: “Sala benessere..! Sauna, massaggi…” lo guardai con i lucciconi negli occhi: “Si!! Ti prego!”
T: “Ok… allora mettiamoci i costumi…”
Tutta la mattina ci rilassammo insieme e ci rincorremmo per tutta la sauna, con i cucchiai gradi di legno pieni d’acqua gelata.
Tornammo in camera, ci sistemammo e andammo a mangiare fuori.
Nel pomeriggio camminammo per una grande strada dedicata alla musica.
T: “Guarda Lally…” Come un bambino, rimase a guardare una chitarra classica attaccato al vetro.
L: “Ti pice?”
T: “Si, tanto”
L: “Sai suonare?”
T: “Si diciamo..”
L: “Vediamo..”
Entrammo.
T: “Salve… è possibile provare quella chitarra in vetrina?” il ragazzo prese uno sgabello e glielo porse e prendendo la chitarra la posiziono sulle sue gambe.
Tom iniziò a far suonare per tutta la stanza meravigliose note veloci.
L: “Sei bravo!”
T: “Tu sai suonare?”
L: “No..”
T: “La compro?”
L: “Si, dai come souvenir!”
Tom sorrise: “Perfetto!”
L: “Poi ti faccio l’autografo..”
T: “Si certo certo!” baciandomi la fronte.
Girammo per negozi, comprammo magliette, vestiti, pantaloni e cappelli.
Tornammo verso ora di cena in albergo.
T: “Ho un fame…che tra poco svengo..”
Bussarono; Tom aprì: “Salve, dal negozio di musica..” ecco la chitarra.
Tom ringrazio e la poggio accuratamente sul letto.
L: “Dorme con noi?”
T: “Certo.. nostro figlio!”
Risi: “Si proprio un bastone!”
T: “Non fai ridere…” gli saltai addosso: “Miii non mi trattare sempre male…” mi baciò: “Andiamo a mangiare va…”
Cenammo a base di pesce.
L: “Questo lusso mi vizia..”
T: “A me no..”
L: “ti credo! Snob di merda…”
T: “Anche tu stai facendo la snob qui…”
L: “No!”
T: “Si…”
L: “No…”
T: “SI..”
L: Ok, ok,… ma non quanto te…” sorridendo.
Mi si avvicinò e baciandomi la guancia: “Ma quanto sei cretina?”
L: “Amore cavolo, è d due giorni che mi dici cretina..basta.. ho capito!”
Tom rise: “No, io dico la verità..”
L: “Tranquillo, ormai ne sono convita…”
Tornammo in camera… indossammo entrambi due tute che avevamo comprato.
L: “Suoni?”
Tom si sedette su uno sgabello quadrato che era in camera e iniziò a suonare canticchiando una canzone tedesca.
Appoggiai la testa sui palmi delle mie mani e lo guardavo, tutto concentrato ed imbarazzato.
T: “Vieni!”
L: “Eh?”
T: “Siediti qui!” si spostò indietro lasciando lo spazio tra le sue gambe, mi alzai e mi sedetti.
T: “Metti una mano qui e l’altra qui” mi posizionò le mani sulla chitarra. Lui teneva le mani sulle mie.
T: “Sii morbida, ti uso io come tastiera…”
L: “ok” ero troppo imbarazzata e felice.
Tom iniziò a suonare o meglio iniziammo a suonare insieme quella melodia e dentro il mio orecchio riecheggiava la sua voce.
T: “Ich liebe dich meine Frau”
L: “Ti amo mia Signora…” sorridendo.
T: “Conosci il tedesco?”
L: “SI un po’…”
Tom mi strinse.
Poggiai la chitarra per terra mi voltai e in ginocchio, sullo sgabello, tra le sue gambe tenevo la sua testa alta mentre le nostre bocce lottavano.
Lo guardai: “Sei la coda più importante di tutta la mia vita…”
T: “Si… anche tu… TI amo per questo..”
CI sdraiammo e tra un bacio e l’altro ci cullammo nei nostri sogni.
Mi svegliai da qualche rumore.
Aprii gli occhi e vidi Tom che si stava vestendo.
Chiusi gli occhi e sentì chiudere la porta, mi addormentai e dopo un po’ mi svegliai sentendo un profumo molto forte vicino al mio viso.
Era Tom che mi avvicinava appena un papavero al naso.
Sorrisi lo guardai, era coricato accanto a me con accanto un vassoio in legno chiaro con su tante cose buone da mangiare.
T: “Buon giorno tesoro!”
Lo guardai: “Amore.. ciao...”
Mi avvicinai al suo braccio piegato e nascosi la mia faccia vicino la sua ascella.
La mano di Tom sfiorava i miei capelli.
Lo guardai sorridendo, lui si chinò e mi baciò.
Presi una fragola dal piatto e la morsi.
L: “Vuoi un pezzetto?”
T: “No, non mi va... ho mangiato un cornetto”
Mi avvicinai e con la faccia impietosita: “Daaaai...” e l’avvicinai alla sua bocca, mi guardò sorrise e mi morse le dita.
Staccai l’erbetta e la gettai nel piatto.
L: “Scemo mi hai fatto male...”
T: “Oggi giriamo un po’?”
L: “Si...”
MI alzai: “ Mi preparo ora...”
Tom si alzò si sedette sopra il divano accendendo la tv mentre prendevo le cose dalla borsa e le portavo in bagno.
Chiusi la porta, pensai, spalancai la porta, corsi sopra di lui a cavalcioni.
L: “Grazie per il fiore”
Tom mi avvolse tra le sue braccia: “Di niente” Lo guardai negli occhi e lo baciai.
Tornai in bagno, mi preparai.
Presi la mano di Tom e uscimmo.
Arrivammo con il nostro Taxi in una via ampia piena di negozi, c’era una grandissima confusione.
T: “Vuoi comprare qualcosa in particolare?”
Non aveva finito la frase, lo tirai dentro un negozio: “Amore... proviamoci questi!”
E gli poggiai sul cappello che indossava un sombrero rosso e bianco.
Io lo misi verde e giallo.
Presi la macchina fotografica: “Sorridi!”
Tom rimase inerme.
L: “Che c’è?”
T: “Fai tutto tu e mi lasci senza parole”
Sorrisi: “Dai amore, un po’ di vita..”
Tom mi strinse e iniziò a fare le smorfie davanti l’obbiettivo.
Risi a crepapelle: “amore avevo messo il video!”
Lui sorrise, pagammo e scappammo fuori con i cappelli.
Tom mi tirò dentro un negozio di vestiti, era tutto del suo genere.
L: “Tom, guarda questi pantaloni!”
T: “Li proviamo tutti e due?”
L: “Si...”
Entrammo nei camerini vicini, uscimmo, a lui stavano perfetti, io li tenevo dal bottone.
T: “Perché ti reggi i pantaloni?”
L: “Se li lascio cadono”
T: “Ma smettila è una sensazione!”
L: “No giuro che cadono...”
T: “Dai..”
L: “Tom ci sono altre persone, mi cadono giuro”
Mi diede un piccolo schiaffo sulla mano, lasciai la presa e mi crollarono i pantaloni a terra.
Tom sgranò gli occhi gettandosi su di loro per alzarli, io inerme iniziai a ridere.
T: “Ma che ridi?”
L: “La tua faccia! Te l’avevo detto!”
Tom sorrise: “Non pensavo...”
L: “Io ho preso i primi che trovavo non ho visto la taglia!”
Tom mi guardò un po’ arrabbiato: “Ma sei scema?”
L: “Ma mica ogni cosa che provo dobbiamo comprarla!”
T “Si, ok... ma dirlo...”
Poggiai le mani sulle sue spalle e saltando mi legai alla sua vita: “Non ti arrabbiare... sei brutto...” e lo baciai.
T: “Scimmia slacciati!”
Gli morsi un po’ l’orecchio: “Sta sera andiamo a ballare?”
Tom annuì.
Scesi e ci cambiammo.
Le commesse mi guardarono male.
Tom sorrise ad una di loro che lo fissava da tempo.
Lo guardai, lo tirai un po’ verso di me e lo baciai un po’ volgarmente...
Tom mi assecondava, sapeva che se non lo faceva lo avrei lasciato in quel negozio come soprammobile gotico... ovvero impiccato!
La commessa si voltò e io sorridente lo portai per mano in un altro negozio.
Per tutta la mattina entrammo ed uscimmo da negozi facendo confusione.
Pranzammo in albergo e nel pomeriggio tardo uscimmo.
Entrammo in un locale non molto affollato ci sedemmo.
Ordinammo del sushi e iniziammo a mangiare.
T: “è la prima volta che lo mangi?”
L: “No... mi piace molto”
T: “Si anche a me” disse sorridendo.
L: “Tom... è la prima volta che lo mangio e mi fa schifo”
Tom rise: “Si... anche per me...”
Ci alzammo.
L: “Non pagare...”
T: “Cosa?”
L: “Scappiamo...”
T: “Ma sei pazza?”
L: “No... voglio fare pazzie...”
T: “Lo facciamo in un altro ristorante non qui”
Sorrisi: “Miii... sei un vecchio”
Tom diede i soldi e andammo fuori.
Eravamo in una zona balneare dove palme e locali ci circondavano.
Sentimmo una canzone.
T: “Amoooreee... entriamoo... è Samy” urlando.
Mi teneva per mano e mi tirava tra tantissime persone.
Stavamo superando una folla assurda.
L: “Amore...”
Non mi ascoltava, arrivati davanti l’ingresso, dopo che tutte le persone ci insultavano in tutte le lingue del mondo, l’uomo della sicurezza: “Non ho capito perché corri così... devi fare tutta la fila..”
T: “Sta male...”
Ovviamente... gli ressi il gioco, mi appoggiai a lui socchiudendo gli occhi.
T: “Per favore...”
Il ragazzo mi guardò: “Che cosa ha?”
T: “Sicuramente il sushi che ha mangiato gli ha fatto male... e non vorrei che vomita qui... perché dovreste lavorare con il suo vomito... ha bisogno di sciacquarsi la faccia...”
Sicurezza: “Dammi i soldi dell’ingresso ed entra...”
Tom pagò: “Le lascio questi per mancia...grazie...”
Entrammo e ci dirigemmo in bagno.
T: “Vita... non sai che regalo mi stia facendo...”
L: “Io non ho capito...”
T: “Il mio rapper preferito è qui...”
Lo guardai: “E tu mi fai stare male per questo?”
T: “Perché? Non lo avresti fatto?”
Lo guardai e arricciando il naso: “Forse... con una ricompensa...”
Tom sorrise si avvicinò a me e mettendo le mie braccia sulle sue spalle iniziò a leccarmi le labbra.
Fece pressione e mi fece sbattere contro la porta, prese le mie gambe e alzandomi sorrise e fece più pressione.
Continuavo a baciarlo e il mio vestito era sollevato.
La sua mano percorreva la mia gamba.
Sentivo il suo membro sempre più presente, sorrisi e il ragazzo della sicurezza busso: “Come va?”
Scesi immediatamente e bagnandomi la faccia: “Apri” sussurrai.
Lui aprì e io: “Mi sto riprendendo...”
Il ragazzo socchiuse un po’ la porta: “Ragazzi potete entrare... tranquilli divertitevi, e tu, ragazzo ringrazia la tua donna... perché se non era così attrice e bella non ti facevo entrare...”
Lui sorrise: “Grazie..” con aria un po’ diffidente.
L: “grazie...”
Lui andò via e entrammo nella pista.
Ed ecco Samy su un palco che cantava e faceva un po’ di casino.
Un po’ pavoneggiava, ma Tom lo guardava come se fosse un dio.
Una canzone un po’ più dolce.
Sorge Song, era ritmata ma molto semplice.
Io e Tom lì, tra tutti iniziammo a muoverci a tempo e fare avvicinare i nostri corpi.
I nostri bacini si alternava in piccole onde.
Lui mi cingeva per un fianco e io tenevo stretto il suo corpo al mio.
Samy ci aveva visti, sorrideva, era contento che noi contenti di sentirlo, danzavamo per fare contenti anche i nostri corpi.
Tom si avvicinò a Samy allo stacco della canzone e ci si fece delle foto insieme.
T: “Sono contentissimo”
Lo abbracciai: “Allora io anche!”
Tom ricambiò l’abbraccio: “Amore andiamo in spiaggia?”
L: “Si... certo”
Abbracciati camminammo sulla passerelle di legno.
C’era un po’ di caldo.
Tom si sedette alla fine della pedana e io accanto a lui.
T: “Credo che tu sia l’unica persona che abbia mai amato in tutta la mia vita...”
L: “Credo che dopo tutto quello che abbiamo passato... è il minimo...”
T: “Sfigata...”
L: “A certo...allora te lo ricordi...”
T: “Si...certo che me lo ricordo... però... devo confidarti una cosa...”
L: “Dimmi”
T: “Mi sei sempre piaciuta... e che non sapevo come attraccare... cavolo... sempre sola...”
L: “Non sapevi che ero compagna di Camilla?”
T: “No... solo dopo l’ho saputo... e... diciamo... che.. gli ho detto io di farti venire quel pomeriggio a casa mia....”
L: “Come?”
T: “Si... perché mi eri caduta addosso e avevo detto che anche se eri bella pesavi quanto un elefante...”
L: “Ma certo che sei proprio romantico!” risi: “Ora però il mio peso non ti da fastidio addosso...”
T: “Ma che... anzi....” sorrise.
Gli diedi uno schiaffetto sopra il collo.
L: “Tu mi credi che quando ti ho toccato la prima volta... mi sono sentita morire?”
T: “Si... si è visto... e siccome non mi andava di prenderti in giro ti ho trattata male...”
L: “Si... certo... tanto da farti odiare...”
T: “per me sei sempre stata diversa... perché... insomma... non avevo intenzione di fare sesso con te...”
L: “Forse perché sapevi che non ero abituata?”
T: “No... perché... non mi andava e basta... di te non girano voci a scuola... non sapevo com’eri... non sapevo niente di te...”
L: “Ancora più bello no? Mi hai scoperta tu...”
T: “Si...sicuramente...”
Lo tenevo stretto, non volevo lasciarlo.
Le nostre labbra si unirono.
Tornammo in albergo e dolcemente... diventammo un'unica cosa.
Mi svegliai per la seconda volta con Tom che mi fissava.
L: “Amore però così mi fai paura...”
T: “Ma smettila non sono così brutto...”
L: “No...”
T: “Guada cosa ti ho fatto trovare?”
Mi sollevai poggiando le mie labbra sulle sue, davanti a noi un vassoio con una ciotola piena di fragole e un'altra con panna montata.
Sorrisi: “Mi sai viziare..”
Presi una fragola, la più grande che c’era e gli diedi un morso.
Durissima, la uscì dalla bocca schifata: “Ma che cazz...”
Tom rise: “Ma stai più attenta...”
Lo guardai, ed era un cofanetto a forma di fragola.
L: “Tom ma sei cretino? Se morivo?”
T: “Guarda..”
Tom mi levò la fragola dalle mani e schiaccio pistillo e di scatto la scatolina si aprì, mostrando un solitario splendente.
Rimasi a bocca aperta: “ Co... Co... Cosa... è??”
Tom sorrise: “Non esiste proposta di matrimonio senza ... anello...”
Mi prese la mano e mi mise l’anello, che luccicava.
Era semplicissimo.
L: “Mi piace molto...” tremante.
Tom sorrise: “Bene... ho fatto svaligiare un sacco di gioiellerie... doveva rimanere qualcosa di questo viaggio...”
L: “Diciamo che ora ... ci portiamo per sempre questo viaggio in mente...”
Tom rise: “Si...” Tirandomi e baciandomi.
Lo guardi, poggiai di nuovo le mie labbra sulle sue... sorrisi e gli passai sul naso un po’ di panna.
Tom mi guardò strano, risi.
Mi avvicinai e mangiai quella panna: “Sai che è molto più buona?”
T: “EEhh... se la metti da un'altra parte...”
L: “Come scusa?”
Tom rise: “Intendevo qui... guarda...”
Mettendo un dito nella panna e passandomelo sulla bocca.
Sorrisi, mi sporsi verso di lui e gentilmente la sua lingua si fece largo tra le mie labbra.
Mi alzai da letto e iniziai a prepararmi, Tom chiudeva le valige.
T: “Amore veloce che siamo in ritardo..”
L: “Si, mi sto asciugando… corro”
Velocemente uscì dal bagno, misi le ultime cose nella valigia.
L: “Tom non si chiude..”
T: “Come non si chiude..”
L: “Che facciamo?”
T: “Siediti sopra..”
L: “Ma che dici si rompono le cose…”
T: “Lally…dobbiamo andare…”
Lo guardai, sorrisi e mi sedetti, mentre lui cercava di chiuderla.
T: “Ma quante cose abbiamo comprato?”
L: “Te l’avevo detto che mi viziavi…”
T: “Amore.. ma sei cretina che metti i Sombreri in valigia?”
L: “E cosa ne dobbiamo fare?”
T: “Non lo so…”
L: “Ho un idea” mi alzai, aprì la cerniera, gli misi il sombrero in testa, mi misi l’altro e chiusi la valigia.
L: “Ok…ora possiamo andare..”
Tom mi guardò ridendo: “No, forse non è chiaro che io con questo coso non ci cammino”
L: “Ma daaai… siamo in Spagna.. non ti prendono per strano..”
Tom mi guardava scioccato.
Lo baciai: “Non fare così che siamo in ritardo…”
Lo trascinai fuori dalla porta.
T: “Dai le chiavi alla signorina che io carico le valige nel taxi”
E dopo un ora e mezza ci trovammo in aereo.
L: “Io odio l’aereo..”
T: “Perché?”
L: “Mi manca l’aria… e poi perché tu ti senti male e hai paura..”
Mi fece una carezza: “Dai che tra poco si torna alla solita vita…”
Posai il sombrero tra le gambe e il sedile davanti a me e poggiai la testa sulla spalla di Tom, chiusi gli occhi ed entrai nel mondo dei sogni.
T: “Amore siamo arrivati…”
Lo guardai: “Cosa?”
T: “Si.. siamo arrivati…”
L: “Di già…”
T: “Si, fortuna che ti manca l’aria… russavi…”
L: “Non russo!”
T: “Si…”
L: “Non è vero…”
T: “Amore…”
L: “Ok… si russo, ma non è per male è per la stanchezza…!
Tom rise: “Si… infatti… siamo troppo stanchi…”
L: “Non mi fare diventare volgare…”
Tom sorrise: “No dai dimmi… ti faccio stancare troppo?”
L: “Eee…”
T: “Ti fa male tutta l’attività fisica?”
L: “Tom..”
Un signore dietro di noi ci guardava malissimo.
Tom rise.
L: “Magari fa stancare quando non c’è voglia e si vuole dormire…”
T: “SI?”
L: “SI….”
T: “Allora non urleresti così…”
L: “Io non urlo mio caro… lascio fare tutto a te per evitare che ci rimani male…”
T: “Ma di cosa?”
L: “Tu ti senti realizzato e non voglio che si insomma… ti distruggo il momento..”
Tom sorrise: “Ma smettila…”
Lo guardai male: “Ok…. Allora se ne parla dopo il matrimonio..”
Tom rise: “Si certo…vediamo se resisti…”
L: “Non è una cosa che devi dire a me, ma a te stesso”
Tom mi abbracciò: “Cerca di finirla…”
L: “Sei poco credibile con questo cappello in testa..”
Tom si morse il labbro: “Ti ammazzo!!!”
Risi.
Uscimmo, prendemmo le valige e via… in macchina.
L: “Oddio che caldo!”
T: “Che pensavi…tutto il tempo qui..”
L: “Mi mancava la tua macchina”
Rise: “Ti mancherà anche qualcos’altro…”
L: “Ci risiamo…” sorrisi accendendo la radio.
Arrivammo davanti casa.